Ho sempre pensato che il terzo assioma della comunicazione, enunciato nel testo “Pragmatica della comunicazione umana” da P. Watzlawick, J. H. Beavin e D. D. Jackson, fosse uno dei più affascinanti e complessi da riconoscere e da gestire. Ciò vale soprattutto quando siamo noi in prima persona ad esserne protagonisti. Riconoscerlo richiede, certo, di avere delle conoscenze di base e una buona consapevolezza di sé e della relazione nella quale questo assioma si contestualizza, ma c’è qualcosa di più.
Partiamo da alcuni esempi:
- Collaboratore (C): “Quando il mio responsabile deve prendere delle decisioni non mi coinvolge mai!”
- Responsabile (R): “Sono anni che dico ai miei collaboratori che, se hanno dei suggerimenti o delle proposte, sono sempre disponibile ad ascoltarli.”
- C: “Anche questa volta ha deciso senza consultarmi!”
- R: “Alla fine ho deciso da solo perché nessuno dei miei collaboratori mi ha mai fatto delle proposte!”
- Marito (Ma): “Le chiedo sempre cosa preferisce che io faccia, per cercare di supportarla e andarle incontro.”
- Moglie (Mo): “Non prende mai delle decisioni, devo sempre decidere io!”
- Ma: “Cerco sempre di capire cosa preferisce, ma si lamenta sempre!”
- Mo: “Devo sempre decidere tutto io!”
Non è difficile immaginare cosa potrebbe succedere con l’andar del tempo nelle relazioni prese ad esempio: fatiche, malcontento, screzi, litigi, conflitti, … generando un circolo vizioso nella relazione, nel quale ci si potrebbe sentire chiusi, incastrati e invischiati, impossibilitati ad uscirne se non abbandonando la relazione, probabilmente con altrettanta sofferenza.
Inoltre, se prendessimo il primo esempio e chiedessimo a quel collaboratore che cosa ha generato quel tipo di dinamica o situazione di malcontento, probabilmente lui risponderebbe che, siccome non si sente coinvolto dal proprio responsabile, non crede di poter fare realmente proposte che potrebbero essere ascoltate. Se, viceversa, lo chiedessimo al responsabile, probabilmente risponderebbe che, siccome non riceve mai proposte o suggerimenti dai suoi collaboratori, si trova a dover prendere decisioni da solo. La stessa cosa potrebbe verificarsi per il secondo esempio. Entrambi gli interlocutori tendono a vedere il proprio comportamento come reazione al comportamento dell’altro, come conseguenza e non come potenziale fattore scatenante.
Eccolo qui il terzo assioma della comunicazione, con tutto il suo fascino e la sua complessità!
Il terzo assioma della comunicazione ci dice che “la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”.
Cosa significa?
Chi è coinvolto nella relazione comunicativa tende a “punteggiare”, cioè a dare una sorta di “ordine cronologico” al flusso comunicativo e lo fa secondo il proprio punto di vista e le proprie percezioni della dinamica relazionale, attribuendo generalmente al comportamento dell’altro il valore di stimolo e al proprio quello di reazione o risposta. Oltre alla colpevolizzazione arbitraria dell’altro, questo atteggiamento non contribuirà a fornire alcun valore aggiunto né alla relazione, né alla propria percezione di insoddisfazione o malessere. Anzi, non farà altro che contribuire ad alimentare un circolo vizioso di arbitrarie colpevolizzazioni reciproche che potrebbero sfociare in litigi e conflitti, aumentando così la propria e altrui percezione di malessere.
Come nei precedenti articoli, relativi al primo e al secondo assioma della comunicazione che puoi trovare a questi link https://www.cm-consulenza.com/blog/2020/07/24/cosa-ce-nel-tuo-zainetto/ e https://www.cm-consulenza.com/blog/2020/08/08/di-cosa-stiamo-parlando/ , vorrei sottolineare alcune implicazioni utili ad indagare in maniera più approfondita questo assioma e a cercare di sbloccare il circolo vizioso che potrebbe generarsi nella relazione con i nostri interlocutori.
La prima implicazione riguarda i differenti punti di vista degli interlocutori. È inevitabile che ognuno di noi sviluppi una propria idea in merito alla dinamica comunicativa e relazionale, sulla base delle proprie percezioni, esperienze: il proprio “zainetto”. Questo, però, significa anche che l’altro potrebbe avere una versione diversa dalla nostra rispetto alla relazione e al suo sviluppo. È quindi importante imparare ad accettare, legittimare e indagare con curiosità, senza pregiudizi, il punto di vista dell’altro per evitare di rimanere bloccati nel circolo vizioso che il terzo assioma della comunicazione ci aiuta a riconoscere e nei potenziali conflitti che questo potrebbe innescare. Non è sempre facile, soprattutto quando sì è coinvolti emotivamente, ma è di certo necessario se si vuole fare un primo passo verso un maggiore benessere relazionale. Riprendendo il primo esempio, emerge dalle ipotesi evidenziate quanto i punti di vista dei due interlocutori potrebbero essere diametralmente opposti, proprio a causa della differente punteggiatura della comunicazione attribuita dagli stessi. Sarebbe quindi utile chiedersi “è possibile che l’altro veda la situazione in un modo differente?”
La seconda implicazione è che non è utile indagare “chi ha cominciato”. La comunicazione e le relazioni sono generate da flussi di comportamento che si alimentano attraverso azioni e reazioni comunicative in cui i comportamenti di ognuno di noi sono contemporaneamente azione e reazione, causa e conseguenza di quelli dell’altro. Quando una relazione comunicativa è positiva e soddisfacente non diamo peso a questa implicazione. Quando, invece, la relazione è fonte di malessere o di fatiche tendiamo a cercare un colpevole. Lo sforzo in questo caso è quello di provare a chiedersi “cosa sto facendo io, attraverso i miei comportamenti, per generare questa reazione dell’altro?”, “cosa sto facendo per contribuire a mantenere questa situazione, questo circolo vizioso, così com’è?” e, infine, “cosa potrei fare per modificare la situazione e fare in modo che i miei comportamenti generino una modifica nei comportamenti dell’altro?”. Tecnicamente si potrebbe dire: “cosa posso fare per cambiare la punteggiatura della nostra comunicazione e trasformare il circolo vizioso in un circolo virtuoso?”
Infine, la terza implicazione propone una possibile modalità per cercare di svincolarsi dal circolo vizioso che potrebbe generarsi in situazioni di malessere e di fatica relazionale. Questa modalità si chiama Metacomunicazione. Metacomunicare significa letteralmente “parlare della comunicazione”, della relazione comunicativa. Significa fermarsi un attimo e riflettere con l’altro di come sta funzionando il processo comunicativo, delle proprie percezioni al riguardo e di come questo ci fa stare: quali emozioni, quali sensazioni, quali fatiche e quali reazioni innesca in noi. Chiedendo quindi non solo a noi stessi, ma anche all’altro quali sono le sue percezioni, emozioni e sensazioni. Questo scambio viene definito come una “comunicazione di secondo livello” in cui l’attenzione si sposta sulla relazione e contribuisce a far acquisire ad entrambi gli interlocutori una maggiore consapevolezza di sé, dell’altro e di entrambi nella relazione stessa.
Riassumendo, alcuni suggerimenti utili per migliorare le proprie competenze comunicative e allenarsi a riconoscere e gestire positivamente il terzo assioma:
- Il terzo assioma non possiede solo sfaccettature negative, i circoli viziosi possono diventare circoli virtuosi se ci si mette in ascolto dell’altro e si cerca di co-costruire una nuova punteggiatura;
- Ognuno ha il proprio punto di vista anche all’interno delle relazioni comunicative. Questo è legittimo ed è necessario imparare ad accettarlo con curiosità e senza pregiudizi;
- Cercare il colpevole non porta mai ad una risoluzione del problema, ma potrebbe contribuire a generare potenziali conflitti. È molto più importante capire cosa non funziona nella relazione comunicativa tra noi e l’altro oppure cercare nella memoria ciò che prima funzionava o che ancora sta funzionando e da lì ricostruire il circolo virtuoso;
- Metacomunicare ci aiuta a comprendere meglio la punteggiatura delle nostre relazioni comunicative e a svincolarci da dinamiche che potrebbero innescare circoli viziosi, situazioni di malessere o conflitti.
Se hai voglia di raccontarci le tue esperienze con il terzo assioma della comunicazione, scrivile nei commenti oppure a info@cm-consulenza.com, ci faremo carico di trasformarle in un futuro articolo o in una PMQ, affinché la tua storia, che proteggeremo garantendoti la massima riservatezza e tutela della privacy, possa diventare uno strumento utile per tutti.
Se invece senti il bisogno di migliorare le tue competenze comunicative o relazionali, personali o professionali, scrivici a info@cm-consulenza.com, potremo proporti diversi percorsi di approfondimento e sviluppo.
A presto!
Se sei interessato ad un approfondimento leggi anche:
- Il quarto assioma: https://www.cm-consulenza.com/blog/2020/09/25/che-cose-quella-faccia/
- Il quinto assioma: https://www.cm-consulenza.com/blog/2020/10/28/mi-concedi-questo-ballo/
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