- “Il mio capo non mi da fiducia!”
- “È sempre la solita storia, qualsiasi cosa faccia mia moglie si lamenta sempre!”
- “Gli avevo detto di non farlo, ma mio figlio non mi ascolta mai!”
- “Mi hanno dato la multa, ma ti sembra possibile? Mi sono fermata solo 5 minuti!”
Di chi è la colpa?
Dipende dai punti di vista. O meglio, dalla chiave di lettura con la quale ci soffermiamo a spiegare a noi stessi e agli altri la situazione. Questa chiave di lettura può influenzare positivamente o negativamente il nostro approccio alla situazione e le conseguenti sfaccettature emotive e relazionali.
Innanzitutto, credo sia opportuno introdurre la necessaria differenziazione tra il concetto di colpa e il concetto di responsabilità. Dal dizionario Treccani:
Per colpa si intende “ogni azione o omissione che contravviene a una disposizione della legge o a un precetto della morale, o che per qualsiasi motivo è riprovevole o dannosa”.
Per responsabilità si intende “il fatto, la condizione e la situazione di essere responsabile. La dote e la caratteristica di essere responsabile, di comportarsi responsabilmente”.
La colpa si attribuisce a noi stessi o ad altri, riguarda uno specifico comportamento ed è orientata al passato.
La responsabilità si prende, riguarda principalmente noi stessi, il nostro modo di leggere la situazione e di vivere la nostra presenza nella situazione. È orientata principalmente al presente e verso il futuro.
Perché è così importante questa distinzione?
Molto spesso nelle nostre esperienze quotidiane nei diversi contesti, personali e professionali, siamo portati a orientarci verso la ricerca della colpa e del colpevole. Le frasi iniziali ne sono alcuni esempi. Questo ci porta a fossilizzarci sulla situazione passata che abbiamo percepito come faticosa, dolorosa, dannosa. Non si prospettano davanti a noi vie d’uscita perché questo modo di agire ci vincola al passato.
Quello che ti propongo in questo articolo è sicuramente qualcosa di molto complesso e complicato, un cambio radicale nel modo di affrontare le situazioni con cui ognuno di noi si confronta quotidianamente. I suggerimenti che seguono sono degli input ai quali, se vorrai prenderli in considerazione, dovrà necessariamente seguire molto impegno e allenamento continuo.
Ti assicuro che vale la pena investire un po’ del tuo tempo!
All’inizio potresti non vederne i risultati, ma piano piano, se ci proverai con costanza, riuscirai a scoprirne l’efficacia per te, per le persone con cui ti relazioni e in generale sulla situazione.
Proviamoci!
Cosa succederebbe se cambiassimo il nostro sguardo? Se lo orientassimo indossando gli occhiali della responsabilità?
Potremmo scoprire qualcosa di molto interessante:
- Il concetto di attribuzione di causalità. Spesso si ha la tendenza ad interpretare le situazioni che viviamo attraverso un modello di “causa-effetto” che ci porta a riconoscere cause interne, derivanti da nostre attitudini, azioni o comportamenti, oppure a cause esterne imputabili alla situazione, al contesto o agli altri. Capita molto frequentemente che quando ci accade qualcosa di spiacevole si tenda ad attribuire le cause a qualcosa di esterno da noi. È molto liberatorio e in un certo senso ci “autoassolve”. Un’analisi più puntuale e completa della situazione dovrebbe invece farci riflettere sull’influenza che alcuni nostri comportamenti potrebbero aver avuto nell’originare la situazione. Causalità interna ed esterna non sono alternative, ma complementari: non si escludono, anzi, possono si possono integrare ed essere presenti contemporaneamente;
- La co-costruzione della situazione. Inteso in questo modo, il concetto di attribuzione di causalità, ci svincola da un modo esclusivamente lineare “causa-effetto” di leggere la situazione. Ci aiuta ad accedere ad una lettura maggiormente circolare degli eventi, nella quale i nostri comportamenti possono essere riconosciuti contemporaneamente come azione e reazione ad un altrui comportamento o contesto. Questo ci permette di riappropriarci della responsabilità di ciò che ci succede: non siamo più solo attori o vittime inermi, ma protagonisti e co-costruttori di ciò che ci accade (per un ulteriore approfondimento puoi leggere questo articolo https://www.cm-consulenza.com/blog/2020/09/11/qual-e-la-tua-punteggiatura/);
- La possibilità di scegliere. Riappropriandoci della responsabilità dei nostri comportamenti e di ciò che viviamo, possiamo imparare a conoscerli, acquisirne consapevolezza e immaginarci anche nuovi, differenti modi di agire che potremmo mettere in atto per modificare gli schemi comportamentali che ci affaticano o ci generano malessere. Riconoscerci come co-costruttori della nostra quotidianità ci permette di concederci la possibilità di scegliere quali comportamenti agire in quali situazioni;
- La dissoluzione degli alibi. Se impariamo a pensarci come co-costruttori delle situazioni che viviamo, attori protagonisti che hanno la possibilità di scegliere e sperimentarsi, gli alibi e le giustificazioni tenderanno a dissolversi, lasciando via libera a nuovi spazi di miglioramento, di cambiamento, di crescita e di sviluppo personale. Nuovi spazi di benessere personale e relazionale che potremo essere in grado di concederci, attribuendoci la responsabilità e, infine, il merito del duro lavoro svolto. Non è un compito fine a se stesso, è viaggio: un percorso lungo e tortuoso verso nuove esplorazioni e nuovi mondi possibili.
A questo punto le frasi iniziali si potrebbero trasformare in domande:
- “Quali sono i comportamenti che agisco che portano il mio responsabile a non attribuirmi fiducia? Cosa potrei fare per dimostrargli che sono affidabile e competente?”
- “Che cosa nei miei comportamenti porta mia moglie a lamentarsi? Cosa posso fare per modificare questi comportamenti facendo in modo che possano diventare soddisfacenti per entrambi e non siano fonte di conflitto?”
- “Quali sono le modalità con le quali comunico con mio figlio? Esistono altri modi che potrei sperimentare per fare in modo che mi ascolti? Mio figlio non mi ascolta o forse non riconosce l’utilità del mio consiglio o non è d’accordo?”
- “È legittimo che mi abbiano dato la multa, poiché ho commesso un’infrazione. Cosa posso fare la prossima volta per evitare di mettermi nella condizione di poter commettere un’infrazione? Esiste un modo diverso di parcheggiare la mia macchina (o raggiungere la mia meta) che, nel rispetto del codice della strada, mi offra comunque un vantaggio o la stessa comodità?”
Sei pronto? Ora tocca a te!
Se hai voglia di raccontarci le tue esperienze alle prese con lo sguardo della colpa e gli occhiali della responsabilità, scrivile nei commenti oppure a info@cm-consulenza.com, ci faremo carico di trasformarle in un futuro articolo o in una PMQ, affinché la tua storia, che proteggeremo garantendoti la massima riservatezza e tutela della privacy, possa diventare uno strumento utile per tutti.
Se invece senti il bisogno di un supporto, scrivici a info@cm-consulenza.com, potremo proporti diversi percorsi di approfondimento e sviluppo.
A presto!
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