Quello che non sai di me

Alla scoperta di sé: la finestra di JoHari

Vi è mai capitato di non manifestare le vostre attitudini e competenze su un tema specifico, mettendo in ombra una parte di voi che non desideravate rendere visibile?

Ricordo una situazione di questo tipo riferita alle mie competenze informatiche (office automation e gestione di infrastruttureIT). Sono temi che mi hanno sempre appassionato e che, negli anni, mi sono trovato nella necessità di sviluppare e mettere al servizio della mia carriera professionale.

In un momento particolare vissuto dall’azienda con cui al tempo collaboravo, mi è stato chiesto di ricoprire il ruolo di responsabile informatico, coordinando una squadra diffusa sul territorio nazionale nelle diverse filiali. Avrei dovuto lasciare il ruolo che amavo e che, per quello che mi veniva riconosciuto, ricoprivo con successo (coordinamento delle attività operative e commerciali della filiale). Rispetto ad una nuova risorsa, io potevo offrire, oltre alla competenza informatica necessaria, anche una conoscenza diretta di processi e “policy” aziendali (avendo contribuito alla loro scrittura), unite alle doti di leadership e di coordinamento che mi venivano attribuite. Manifestai alcune perplessità legate all’eccessiva sopravvalutazione delle mie competenze in materia IT: per alcuni aspetti ero davvero convinto di ciò ma, almeno in parte, non volevo dare a queste mie capacità un’eccessiva importanza.

Negoziai con l’azienda le due posizioni (la necessità aziendale che riconoscevo e il mio desiderio di non agire quel ruolo) e mi fu affidato l’interim per sei mesi, con il compito aggiuntivo di identificare all’interno (o all’esterno) una figura adeguata e consentirmi di tornare a ricoprire il ruolo di coordinamento che preferivo e per cui mi sentivo maggiormente portato. La riottosità al cambiamento ed i timori ad esso associati, in breve tempo hanno lasciato spazio alla soddisfazione di misurarmi con successo in una nuova veste professionale. Si è aggiunta inoltre la consapevolezza di avere acquisito nuovi strumenti ed esperienze che arricchivano il mio percorso di carriera rendendolo ancora più solido. 

Ripensandoci in seguito, come già mi era capitato nell’episodio descritto in precedenza, anche in questa occasione ho avuto modo di associare i miei comportamenti e lo scenario in cui si sono manifestati, alla già citata: Finestra di JoHari. (cfr. PMQ Lati chiari e oscuri).

Ricordo che questo strumento manageriale, basato sulle teorie dei due psicologi Luft e Ingham, assume che nella relazione tra due persone esistano delle aree di informazioni e competenze note ad entrambi gli attori, alcune note solo a uno dei due e, infine, alcune completamente ignote. La loro combinazione è rappresentabile attraverso un quadrato, una finestra appunto, con le quattro aree divise tra loro dalla struttura perpendicolare interna.

Dopo essermi occupato delle due aree della “Finestra di JoHari” denominate aperta e cieca (nel primo caso informazioni o competenze note ad entrambi, nel secondo caso note solamente all’altro), l’esperienza che ho qui raccontato offre la possibilità di riflettere sulle altre due: quella definita nascosta (informazioni o competenze note a sè, ma non all’altro) e quella ignota (sconosciute ad entrambi).

Lo scenario in cui mi sono trovato era proprio quello riferito all’area nascosta della finestra: la mia competenza informatica era a me nota, sia nei suoi punti di forza che di attenzione, ma cercavo di occultarla il più possibile, nel timore che potesse rivelarsi pericolosa per il mio percorso di carriera, cercando di smentire, ove possibile, la convinzione altrui che la possedessi. 

In linea generale, possiamo dire che varie sono le motivazioni che ci portano a “nascondere” una competenza o un’informazione all’altro. Nel mio caso, non c’era solo eccessivo timore o difficoltà ad accettare i cambiamenti, ma anche scrupolo professionale e cautela nel porre in evidenza qualcosa che avrebbe potuto essere equivocato e percepito in modo parziale o distorto. Essere competente su molti degli aspetti necessari al ruolo, non significava esserlo completamente e questo era un possibile rischio: il bisogno però di trovare una soluzione rapida e soddisfacente era così forte nell’altro da offuscare il giudizio e ignorare tali punti di attenzione. 

Forse la mia competenza al tempo non era proprio nascosta come pensavo?

Infine, come accennato in precedenza, esiste una quarta area, definita ignota, dove le informazioni o competenze sono sconosciute ad entrambi i protagonisti della relazione. Nell’agire un ruolo può a volte accadere che emergano particolari abilità e competenze o informazioni nuove, che non erano state previste o non erano attese, ma che il corso degli eventi ha portato alla luce. Il valore aggiunto di uno scenario di questo tipo è indubbio: entrambi beneficiano della scoperta, alzando la performance, la motivazione e la soddisfazione. 

Nello scenario che ho descritto, l’informazione nuova ad entrambi e la conseguente scoperta ad alto valore aggiunto è stata la successiva identificazione da parte mia di una figura interna che mi sostituisse e che, a dispetto di quanto emerso fino ad allora, si è dimostrata adeguata e competente per potere ricoprire il ruolo di coordinamento IT richiesto. In aggiunta la sua competenza tecnica specifica su alcuni temi strategici per le attività che svolgevamo, ci ha offerto l’opportunità di uno sviluppo commerciale non previsto.

Sono, a questo punto e a conclusione delle due PMQ relative alla “Finestra di JoHari”, necessarie tre riflessioni aggiuntive:

  • I confini delle quattro aree sono sfumati

Come avrete potuto notare, nello scenario descritto è possibile non solo riconoscere l’area nascosta ma anche l’area cieca: non ero infatti pienamente consapevole di un’abilità che al contrario era evidente all’altro, malgrado i miei tentativi di coprirla.

  • Prevedere dei contrappesi 

La capacità di leggere nell’altro i segnali di adeguatezza e competenza, deve essere bilanciata dalla nostra lucidità nell’analisi, evitando di proiettare sull’altro le nostre aspettative e trovare ad esse conferma, anche dove così non fosse.

  • La scoperta sta nella relazione

Immergerci nella relazione con l’altro ci permette di scoprire ciò che è nascosto all’interno dell’area ignota, di dargli voce e di renderlo un valore aggiunto sia per noi che per l’altro: quel qualcosa che si crea solo grazie alla relazione e che i singoli interlocutori individualmente non avrebbero potuto generare.

La nostra apertura e fiducia verso l’altro e verso le sue osservazioni e richieste, possono come abbiamo visto, aiutarci a vedere qualcosa che ignoravamo di noi o che non volevamo valorizzare. Possiamo quindi cogliere l’opportunità di crescere e beneficiare di quell’attenzione che ci è stata riservata, di quella Piccola Magia che ci viene donata, forse più quotidiana di quanto a volte sappiamo o vogliamo riconoscere.

E tu, quante PMQ hai trovato nella gestione della relazione professionale con un tuo superiore, da cui hai ricevuto un incoraggiamento o una spinta alla tua crescita professionale ed alla scoperta di abilità e competenze che non ritenevi adeguate e che volevi celare? Momenti che ti hanno permesso di incontrare Piccole Magie Quotidiane che ricordi a distanza di tempo con piacere e gratitudine? 

Raccontaci la tua esperienza, scrivila a info@cm-consulenza.com, ci faremo carico di trasformarla in una PMQ, affinché la tua storia, che proteggeremo garantendoti la massima riservatezza e tutela della privacy, possa diventare uno strumento utile per tutti. 

Confidiamo nel tuo contributo!

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