“Nonno, qual è stato il tuo anno migliore?”
È il pomeriggio di San Silvestro del 20xx e con tutta la nostra famiglia ci apprestiamo a festeggiare la fine di un altro anno, quando mia nipote lancia questo quesito “cosmico”.
“Non saprei, dipende da cosa intendi per migliore” le risposi prendendo tempo.
“L’anno che ricordi più volentieri per le cose belle che ti sono successe” rilancia lei.
“Ce ne sono tanti, fortunatamente: l’anno in cui sei nata tu per esempio, ma non solo, anche…” e comincio ad elencarne qualcuno.
“Devi sceglierne uno solo!” incalza lei curiosamente.
“Uno solo? Allora scelgo il 2020!”
“Ma stai scherzando? Io ero piccola, ma da quello che ho letto e che mi raccontate mancavano le cavallette e la pioggia di rane per fare di quell’anno un’apocalisse! Non giocare con le tue solite provocazioni, nonno!”
“Non è una provocazione, è davvero così” le rispondo con convinzione. “La nonna ed io ci siamo finalmente sposati dopo tanti anni di vita insieme, è nato tuo fratello e ho avuto altri momenti che mi hanno aiutato in quell’anno a cambiare, spero in meglio, come persona e come professionista. Io lo ricordo volentieri, forse proprio per il contrasto con i tanti eventi negativi”.
“Ma non è l’anno in cui…” Mia nipote comincia ad elencare alcuni momenti davvero complicati, inquietanti e tristi della vita della nostra famiglia, oltre a sottolineare quanto tragici quei mesi fossero stati per tutto il mondo.
“Certo! Non credere che non lo ricordi e non ne porti ancora con me, come tutti quelli che c’erano, un segno profondo, una cicatrice che non è mai andata via né mai lo farà. Ma, chi ha vissuto quel periodo, ha provato, a volte avendo la fortuna di riuscirci come me, tra tante difficoltà, ad isolare alcuni momenti positivi che ci hanno aiutato a gestire il disagio.”
“Eccolo qui il campione mondiale di ottimismo! Vorrei fosse facile anche per me essere così: vedere il lato positivo sempre e dovunque.”
“Una specie di Pollyanna: mi vedi così?” le chiesi.
“Chi è Pollyanna?”
“Un personaggio letterario prima e cinematografico poi (e anche un cartone di quando ero molto giovane) a cui capitava di tutto, ma, con un ottimismo costante e, diciamo noi addetti ai lavori, quasi “ottuso”, era sempre felice e grata alla vita. Si definisce “Sindrome di Polyanna” appunto, quando tendi a rimuovere le sofferenze e celebrare solo la bellezza della vita e le cose belle che vedi, o credi di vedere.”
“Non proprio un esempio positivo mi sembra” commenta lei, ora dubbiosa.
“Appunto! Non credo di essere così o almeno lo spero. Cerco solo di adattarmi alle situazioni e riconoscere la realtà in tutte le sue manifestazioni, sia positive che negative. Non si tratta di essere “ottusi ottimisti” che piegano tutto ad un bisogno di serenità e rimuovono ciò che li fa soffrire in un modo che rischia di diventare patologico, ma di cercare, come un segugio, in ogni momento, una persona, una situazione, un evento che riconosciamo positivi e che ci fanno stare bene, aiutandoci così ad avere maggiore “carburante” per gestire le complessità che tutti incontriamo ogni giorno.”
Mia nipote mi guarda perplessa: ne ho visti di più convinti direi.
“Non è facile, dobbiamo credere nell’utilità di questo tipo di approccio che richiede allenamento costante: come direbbe qualcuno, bisogna “provare, provare, provare finché ci si riesce. Io ci ho costruito una parte della mia carriera e mi sono così “allenato,” ma tutti possiamo farlo.”
“E quando proprio non riesci a trovare questo lato positivo, nonno?”
“Proprio per questo esistono gli affetti, le persone che ti vogliono bene e ti stanno vicino, un collega o un fidato professionista: quando è necessario, un piccolo aiuto esterno, un punto di vista diverso, una piccola bonaria provocazione, ti aiutano a cambiare prospettiva e a “trovare il senso”.”
“Sono nate nel 2020 le Piccole Magie Quotidiane, quindi?”
“Formalmente sì, ma erano anni che ci pensavo e piano piano il progetto ha preso forma con la prima PMQ pubblicata proprio nella primavera di quell’anno “nefasto”.”
“Quante PMQ hai trovato lungo la tua strada, nonno? Quelle che hai pubblicato negli anni o ce ne sono altre?”
“Sono molte di più, per fortuna, ma sono sempre meno di quelle che secondo me avrei trovato allenandomi ancora di più e meglio.”
“Dobbiamo andare però, il cenone ci chiama!” chiudo la porta dello studio alle nostre spalle e ci tuffiamo nei festeggiamenti.
Chissà, forse un giorno andrà così. Nel frattempo, con molto pudore e profondo rispetto del momento e delle sofferenze di tutti, dal profondo del cuore, grazie per questo anno passato insieme.
Buone Feste!
E tu, quante PMQ hai trovato lungo la tua strada? Quanti momenti ti hanno permesso di scoprire in loro delle Piccole Magie Quotidiane e ti hanno aiutato a trovare il lato positivo? Raccontaci la tua esperienza, scrivila a info@cm-consulenza.com, ci faremo carico di trasformarla in una PMQ, affinché la tua storia, che proteggeremo garantendoti la massima riservatezza e tutela della privacy, possa diventare uno strumento utile per tutti.
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