Qualche pomeriggio fa mi trovavo in giardino con mia moglie e la nostra nipotina di quasi tre anni tutta presa a giocare con sabbia e sassolini nel prato. Ad un tratto la piccola si alza, si sposta sulla parte in cemento e comincia a disegnare dei cerchi con il gessetto bianco che aveva in tasca: erano imperfetti e di dimensione diversa, ma ovviamente per noi era un’opera d’arte in realizzazione e ci stavamo godendo la scena. Terminati i cerchi, senza ascoltare le nostre richieste di spiegazione, va a prendere alcuni sassolini con cui stava giocando e ne posiziona uno in ciascun cerchio. Poi ci chiama e ci descrive l’opera: questo sei tu, questa sono io e, uno alla volta, attribuisce ad ogni sassolino il nome di uno dei componenti della nostra famiglia “allargata”, chiedendo ai presenti di posizionarsi insieme al proprio sassolino dentro il rispettivo cerchio.
Per farle uno scherzo provo a spostarmi verso un altro cerchio. A quel punto lei mi blocca: “tu stai li!”. Mi intima di stare fermo nel mio cerchio, mette la nonna nel suo e se stessa al centro tra i due. Al loro arrivo anche la mamma e il papà sono stati rigorosamente “posizionati”. Abbiamo chiamato l’opera “distanziamento sociale”, ovviamente suggestionati dal periodo che stiamo vivendo. Per un paio di giorni l’installazione è rimasta in esposizione nel nostro giardino, fino a quando la piccola ha deciso di “smantellarla”: sassi da una parte e nuovi disegni sovrapposti ai cerchi.
Questa immagine mi ha fatto tornare in mente un tema ricorrente di queste ultime settimane e che riguarda la capacità di distribuire il maggior numero possibile di persone e tavoli in uno spazio circoscritto (ristoranti, scuole, …). Viene definito dai matematici “problema dell’impacchettamento di cerchi di densità massima” e trae origine da alcune osservazioni e calcoli di Keplero, Lagrange e tanti altri illustri studiosi fino ai giorni nostri. Come sappiamo, l’esigenza umana di socialità e vicinanza si scontra oggi con le necessarie distanze di sicurezza da rispettare: garantire la distribuzione delle persone senza tenerle troppo distanti è la soluzione che stanno cercando in tanti, con diversa efficacia e molte riottosità.
Ma siamo così sicuri che la distanza sia un ostacolo alla relazione?
Oltre alla matematica, anche la chimica ci può fornire uno spunto di riflessione, ricordandoci che gli atomi possono rimanere legati anche se distanti a seconda delle forze in gioco. L’intensità di un legame può essere, quindi, così alta da renderlo solido e stabile anche se gli atomi sono tra loro distanti. Lo stesso concetto può essere applicabile anche per le persone nelle relazioni: spetta a ciascuno di noi potenziare la forza dei nostri legami, nonostante la distanza, per un po’, debba essere una costante assegnata. Stiamo cercando di immaginare nuove prossimità e un nuovo modo di essere uniti; stiamo imparando a condividere gli spazi in modo diverso. Non è facile, ma è importante farlo senza troppe strutture e condizionamenti, cercando di adattarci al nuovo e provando a gestirlo.
A modo suo, con questa sua piccola magia, con la semplicità e la purezza che contraddistingue i bambini, la nostra nipotina sembra abbia voluto dirci proprio questo e che stare “nel proprio cerchio” non significa non poter stare con gli altri e con loro continuare a “giocare”.
Quanti “nuovi modi di sentire vicinamente distanziati i tuoi legami” hai immaginato o sperimentato negli ultimi tempi, che ti hanno permesso di scoprire delle Piccole Magie Quotidiane?
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