Qualche tempo fa un cliente, descrivendo la sua relazione tormentata con la moglie, mi disse:
“Stamattina pensavo ad una metafora per noi. Ho pensato ad una tazza, quella preferita, che si rompe. Cerchi di raccogliere tutti i cocci, anche i pezzetti più piccoli e incolli il tutto. Lei tiene e tu sei felice, la usi sempre e la lavi, ma via via alcuni pezzettini saltano. Sono piccoli, non te ne accorgi, ma li hai persi e piano piano la sua integrità è compromessa. Magari la tua tazza preferita durerà ancora per qualche anno, ma non sarà più quella di prima. Ecco mi sento così: come se avessimo perso dei pezzettini che non recupereremo mai più”.
Subito mi venne in mente la pratica giapponese del Kintsugi. Una tecnica molto antica che consiste nel riparare oggetti in ceramica utilizzando un liquido composto da metalli preziosi, generalmente oro o argento, oppure una particolare lacca a base di polvere d’oro. Una volta riparato, l’oggetto diventa una vera propria opera d’arte, unica ed irripetibile data l’imprevedibilità e l’irregolarità delle crepe generate dalla rottura. Acquisisce, inoltre, maggiore valore sia economico, grazie ai metalli pregiati utilizzati per ricomporlo, sia affettivo e simbolico: le “cicatrici” vengono impreziosite e diventano una “bellezza da esibire”, una “trama preziosa” che racconta una storia unica.
Chiesi quindi al mio cliente di immaginare la ricetta per produrre quel magico liquido dorato che avrebbe potuto restituire unicità e rara bellezza alla loro tazza, valorizzandone le imperfezioni e le rotture.
Per connettere tutti i pezzi, colmare i vuoti lasciati da quelli andati perduti e rinforzarne la struttura, la pozione che si immaginò era composta da una base di sentimenti, una sostanziosa dose di rispetto aromatizzata con l’accettazione, coraggio (q.b.), qualche spruzzata di leggerezza, frizzanti risate, piccoli gesti di attenzione (a.p.) e per illuminare il tutto un pizzico di futuro.
Che meraviglia, pensai!
Questa metafora ci racconta molto del concetto di “resilienza”. Spesso tendiamo ad allontanare e cercare di dimenticare le situazioni dolorose, faticose e critiche. Non siamo abituati a vederne le possibilità nascoste, quegli scorci di luce che filtrano dalle crepe e aprono a nuovi orizzonti.
Il liquido dorato contribuisce a mettere in luce gli spazi di crescita, gli insegnamenti che possiamo trarre dalle nostre storie di vita, dagli ostacoli che incontriamo sul cammino e che rendono tortuoso il nostro percorso. Permette di riconnettere pezzi importanti della nostra narrazione, di dare nuova vita ai piccoli dettagli che nella rottura pensavamo perduti e colmare alcuni vuoti che le crepe hanno generato. La nostra preziosa unicità rappresentata da un’opera d’arte irripetibile.
Non esiste un’unica ricetta per produrre questa inestimabile lacca, ad ogni narrazione corrisponde una speciale alchimia che può essere di volta in volta creata e ricreata per sé o co-costruita con l’altro. Ad ognuno di noi il compito di decidere come impreziosire e restituire valore alle nostre storie di vita.
–
Foto tratta da https://www.flickr.com/photos/160346291@N07/44010410160/in/photostream/