In questo nuovo appuntamento con le Piccole Magie Quotidiane, desidero condividere un aspetto del mio lavoro molto bello e particolare sempre in grado di suscitare in me delle forti emozioni. Parafrasando R.L. Stevenson, questa PMQ si potrebbe intitolare “Lo strano caso della giovane, della vecchia e del formatore affascinato.”
Come alcuni di voi avranno intuito, mi riferisco all’immagine famosa e molto evocativa “la donna vecchia/giovane”, resa celebre dallo psicologo americano Edwin Boring nel 1930, ma già nota dalla fine del 1800. Si tratta di un’illusione ottica o, come da lui definita, un’immagine ambigua in cui la percezione è resa instabile dalla natura dell’immagine stessa, cambiando spontaneamente e alternativamente tra due possibili interpretazioni: una giovane donna o un’anziana, appunto (https://it.wikipedia.org/wiki/La_moglie_e_la_suocera).
È uno strumento molto utilizzato da chi lavora nel mondo della formazione e, in generale, delle scienze umane per richiamare i concetti di astrazione, punti di vista diversi, empatia, creatività, prestandosi a molte chiavi di lettura nell’ambito delle percezioni. Nella mia esperienza mi sono reso conto che, per quanto quest’immagine possa essere nota anche a molti partecipanti, ogni volta che lo schermo la fa apparire, si innescano dinamiche di gruppo affascinanti e “magiche” sulle quali mi piace soffermarmi a riflettere con i partecipanti, in aggiunta alle rielaborazioni classiche dell’esercitazione.
Mi riferisco al momento in cui scattano tra i partecipanti la solidarietà e l’aiuto reciproco: non tutti, infatti, se non conoscono l’immagine, sono in grado di percepire fin da subito entrambe le figure e può capitare che, pur impegnandosi, continuino a faticare. Chi al contrario è in grado di farlo, tende ad aiutare i colleghi in difficoltà, incoraggiandoli ad alzarsi, a guardare da un punto di vista diverso e ad ingegnarsi per trovare un modo per nascondere alcune parti dell’immagine, lasciando visibili quelle che sono più utili a distinguerne le due. Il tutto accade sempre con grande serenità, leggerezza di toni, divertimento in tutti, delicatezza, rispetto in chi aiuta e senza imbarazzo o mortificazione da parte di chi è aiutato. Quando scatta questo momento magico, io mi allontano dal gruppo e, quasi nascosto in un angolo, mi godo quegli istanti di vero, puro e meraviglioso “lavoro di squadra”.
Non servono grandi riconduzioni o analisi successive, ciascuno dei protagonisti avverte la potenza di quell’esperienza e l’importanza del messaggio di solidarietà, sospensione dei giudizi e disponibilità reciproca che ha in loro generato.
Di tanti contenuti che da questa immagine si possono ricavare, proprio il richiamo al rispetto dei diversi punti di vista, allo spontaneo e disinteressato aiuto reciproco sono il messaggio che trovo più illuminante e che riesce sempre ad emergere nei gruppi in questo modo tanto affascinante ed emozionante, sia per chi partecipa che per chi conduce.
Tra i tanti motivi che mi fanno amare il mio lavoro, questo strumento è uno di quelli a cui sono più affezionato e grato: penso che “la giovane e la vecchia” mi accompagneranno ancora per un bel po’ aiutandomi ad innescare la scintilla del lavoro di squadra e a generare ogni volta una Piccola Magia Quotidiana.
E tu, quanti momenti di solidarietà, aiuto reciproco e collaborazione hai trovato nel lavoro quotidiano con il tuo gruppo? Quanti i momenti che ti hanno permesso di incontrare Piccole Magie Quotidiane e che ricordi a distanza di tempo con piacere e gratitudine?
Raccontaci la tua esperienza, scrivila a info@cm-consulenza.com, ci faremo carico di trasformarla in una PMQ, affinché la tua storia, che proteggeremo garantendoti la massima riservatezza e tutela della privacy, possa diventare uno strumento utile per tutti.
Confido nel tuo contributo!